venerdì 11 ottobre 2013

QVC 2 parte

Trovo che le proposte più divertenti e discutibili di QVC siano quelle di moda.
Facendo parte di un'azienda americana, QVC Italia presenta molti brand americani di moda.
Pur essendo brand distinti, la loro produzione mi sembra omologata, per non dire uguale.
Informi vestiti di jersey, che le guest tirano come degli elastici, o accorciano e rimpiccioliscono con delle cinture, tutti presentati e osannati come l'ultimo trend newyorkese.
ENTICE
LESLEY EBBETTS
KIM & CO.

 C'è da dire che per es. Nina Leonard, leader di queste marche oltreoceano, presenta misure come la XXL e la XXXL.


Vero delirio delle donne "rotondette", questa moda made in China, costa 30-40 euro a capo, esclusi i quasi 8 euro di spese di spedizione.






L'acquirente ha un mese, dopo aver ricevuto e pagato la propria merce, per valutare, provare ed usare il vestito, ed eventualmente rispedirlo al mittente.
Se sbaglia la taglia può chiedere la sostituzione, se si pente, che problema c'è? Restituisce.
E qui c'è la prima trappola.
Il diritto di recessione costa quasi 8 euro di spese di spedizione.
Questo nei rasserenanti show non viene mai cantato.
Se l'acquirente carica su ogni singolo vestito quasi 16 euro di spedizione e restituzione, poi ci mette la qualità di una moda made in China a tiratura illimitata in tessuto sintetico, la convenienza è nulla.
Meglio spalmare le spese di spedizione, comperando più vestiti o altri oggetti, altra trappola psicologica, che induce a comperare di più.
Se poi si deve accorciare o modificare il capo da terzi, la convenienza diventa perdita.