mercoledì 3 luglio 2013

La minigonna - 2^ parte

Si dice che la minigonna venne inventata nel 1963 dalla stilista inglese Mary Quant, che si ispirò all’automobile Mini.

Ma anche altri stilisti come il francese André Courrèges o il californiano di adozione Rudi Gernreich negli anni 60 ebbero la stessa ispirazione di accorciare le gonne.
Del resto la stessa Mary Quant affermò che la minigonna è stata inventata dalla strada.
La ribellione dei giovani ai periodi precedenti, la facilità e l’economicità di produrre questi capi, fecero sì che la minigonna si diffondesse facilmente sia nella quotidianità che nell’alta moda.
Lo stilista André Courrèges presentò una minigonna meno aderente e portata con stivaletti per un outfit d’alta moda.
Diversi fotografi come Helmut Newton e Richard Avedon immortalarono modelle come Twiggy in minigonna e abiti molto corti.

La modella Jean Shrimpton fu oggetto di scandalo nel 1965, poiché si presentò all’ippodromo di Melbourne, dove si svolgeva il Victoria Derby, con un miniabito di Colin Rolfe, senza calze, né guanti, né cappello, mentre era circondata da donne più anziane, vestite in maniera tradizionale.

La minigonna si associava bene allo spirito di ribellione di quegli anni.
In alcuni movimenti femministi la minigonna venne associata all’atto del bruciare il reggiseno, come protesta contro i simboli della donna tradizionale.
La moda della minigonna e in genere le mode legate alla Swinging London, originarie del blocco occidentale, si diffusero negli Stati Uniti.
Mentre in Cina, dove era in atto la Rivoluzione Culturale, la minigonna venne rigettata come simbolo della “depravazione” dell’Occidente capitalista.

In Italia la minigonna iniziò a diffondersi nel 1966, ma spesso scandalizzava l’opinione pubblica e veniva per lo più riservata per i locali da ballo.
Nel 1967 Nicola Adelfi scrisse un articolo su La Stampa, in cui sosteneva che la minigonna è un passo indietro nella lotta per la parità dei diritti della donna, rendendola un mero oggetto di attrazione sessuale.
Sempre nel 1967 la polizia francese accusò la minigonna di favorire gli atti di violenza sulle donne, stimati in aumento, mentre il ministro dell’istruzione Alain Peyrefitte chiese il ritorno alla gonna lunga nelle scuole, suscitando polemiche anche da parte dei presidi.
La Santa Sede ritenne la minigonna un abito “degradante” nei confronti delle donne.
Le autorità vaticane vietarono l’accesso alle donne, colle gonne sopra il ginocchio, nella Basilica di San Pietro e nei Musei Vaticani.
Nel 1969 venne da lì respinta la principessa del Belgio, Paola Ruffo di Calabria.